martedì 10 febbraio 2009

Isole in vendita

«Vorrei che da qualche parte esistesse un'isola riservata a chi è saggio e di buona volontà» sosteneva Albert Einstein. Che un atollo personale, in cui vivere con poche anime davvero affini, poteva solo sognarselo, visto che aveva uno stipendio da docente universitario e due ex mogli a cui pagare gli alimenti.
Anche perché, nel secolo scorso, possedere una piccola terra protetta dall'acqua era un privilegio riservato a star di Hollywood come Marlon Brando o a leggende del balletto classico come Rudolf Nureyev. O di antichissime famiglie, come i Borromeo, da secoli signori di tre splendide isole al centro del Lago Maggiore.

«Ma oggi ci sono atolli e piccole terre emerse alla portata, se non di tutti, di molti» sostiene Farhad Vladi, un tedesco di origine persiana che ha trasformato in business la sua passione per le isole, nata dopo la lettura adolescenziale di Robinson Crusoe. È presidente dell'agenzia immobiliare specializzata Vladi Private Islands, con sede ad Amburgo (tel. 004940338989, www.vladi-private-islands.de) e a Halifax, in Canada, paese che vanta al momento il maggior numero di isole private nel mondo.
«Ne vendo una trentina l'anno, non solo ai Tropici» continua Vladi.

«Quasi tutte sono nella fascia di prezzo compresa tra i 200 mila e i 2 milioni di dollari. Anche se ne esistono di meno care, intorno ai 100 mila euro. E, ovviamente, di costosissime». Non sempre le offerte più prestigiose sono in luoghi esotici. È in vendita a 22 milioni di dollari, per esempio, il castello Singer (costruito nel 1905 dal proprietario della fabbrica di macchine per cucire) di Dark Island, poco lontano da New York.
Una delle isole meno care in commercio è Punta Tigre, nel Mar dei Caraibi, poco a nord di Panama. Costa solo 50 mila dollari ma si trova nel Golfo di los Mosquitos: vale a dire Golfo delle Zanzare. Un nome che promette male.

«La flora e la fauna, insetti compresi» consiglia l'agente immobiliare tedesco «sono un fattore cruciale nella scelta del proprio eden privato. Una pianta cui si è allergici, per esempio, basta a trasformare il paradiso in un inferno. E in uno stesso arcipelago spesso ci sono isole senza serpenti e altre infestate di rettili velenosi». E come fare ad appurarlo? «Io consiglio sempre un periodo di affitto, prima dell'acquisto definitivo».
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Dall'alto: Partridge Island, vicino a Halifax in Canada e, il castello Singer su Dark island, nello stato di New York
Secondo Renée Redmond della Private Islands Online, agenzia con sede in Canada, che opera principalmente via internet, «rivendere un'isola che non piace è difficile, perché il mercato è comunque abbastanza ristretto. Per trovare un acquirente ci vogliono in media tre anni». Quali sono i fattori da valutare, prima di fare una scelta così impegnativa? «Innanzitutto i titoli di proprietà e i vincoli sulla costruzione» risponde Vladi «per non scoprire troppo tardi che l'isola non è edificabile».
I costi dell'edilizia, tra l'altro, sono molto più alti che sulla terraferma. «Rendere abitabile un'isola selvaggia» spiega Redmond «richiede spesso il doppio dei soldi spesi per acquistarla. È necessario procurarsi almeno una pompa per l'acqua potabile (o un dissalatore, se non ci sono sorgenti), un generatore elettrico e un collegamento telefonico. E costruire un approdo per la barca o una pista d'atterraggio».

Anche la stabilità politica e la sicurezza sono importanti. In caso di rivoluzione non è raro che le proprietà degli stranieri vengano requisite. «Ci sono anche paesi, come l'Indonesia» ricorda Vladi «dove solo gli abitanti del luogo possono acquistare terreni. C'è chi si serve di prestanome, ma io lo sconsiglio: il rischio di truffa è altissimo».
In certe zone, poi, c'è pericolo che sull'isola del tesoro sbarchino moderni pirati. «O semplicemente che vi caschi in testa una noce di cocco» aggiunge Vladi «per questo non vendo isole che distano più di 90 minuti dall'ospedale più vicino». Insomma, va bene sentirsi Robinson Crusoe, ma con buon senso.

Tanto lo spirito di adattamento ci vuole comunque. «I proprietari più soddisfatti» sottolinea Redmond «sono persone che amano la natura e la libertà, sanno fare a meno del superfluo e non vengono prese dal desiderio improvviso di fare shopping. In genere i buoni isolani sono perfetti e appassionati yachtman».
Ma eventuali aspiranti dittatori dello Stato libero di Bananas possono abbandonare il loro sogno. Nessuno può pensare che acquistare un'isola significhi diventarne il re. Non esistono oggi, infatti, terre emerse che non appartengano a qualche stato sovrano e non siano, quindi, soggette alle loro leggi.

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