lunedì 16 febbraio 2009

Nel real estate un'operazione su 5 è di origine araba

(Sole24ore)

Se fino a qualche mese fa parlare di diffusione della finanza islamica pareva eccessivo, oggi l'economia che ruota intorno alle leggi coraniche appare invece tra le poche ad aver assorbito la crisi internazionale. Dopo le crisi finanziarie di Stati Uniti, Europa e Russia, le vere potenze finanziarie sul mercato oggi paiono i Paesi del Golfo Persico. Ed ecco che la finanza islamica, e araba, torna d'attualità. Magari per vicende che col business pare abbiano poco a che fare, come il tentato acquisto di Kakà da parte del Manchester City dello lo sceicco del fondo Mubadala (il fondo che ha acquistato il Manchester). Secondo uno studio di Jones LangeLaSalle nel 2008 i Paesi del Golfo sono stati i maggiori investitori all'estero nel settore real estate con cinque miliardi di dollari nel primo semestre 2008 (2,6 miliardi solo in Uk e 1 negli Usa) e il bilancio dell'intero anno dovrebbe superare abbondantemente i 7,6 miliardi registrati nel 2007. Potrebbero arrivare al 25% del totale di tutte le grandi transazioni mondiali, visto che nella prima metà del 2008 il totale nel mondo è arrivato a quota 23 miliardi di dollari. Il Gcc (Gulf cooperation council) è una potenza che oggi attira l'interesse di qualsiasi venditore.

Gcc racchiude Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrain, Kuwait e Oman. Paesi che stanno lavorando alla creazione di una moneta comune ma con profonde differenze al loro interno: alcuni ospitano basi militari occidentali, altri proibiscono di bere alcolici o la patente di guida alle donne. Insomma un mondo che, nonostante gli scambi sempre più frequenti con l'occidente, mantiene profonde peculiarità. Come la proibizione dei ricavi da interessi che invece è alla base della finanza occidentale. E la finanza islamica è particolarmente forte in quanto i suoi dettami la mettono al riparo dai meccanismi che hanno messo in ginocchio l'economia mondiale: ridotte cartolarizzazioni e finanziamenti solo per attività reali, come spiegano all'Assaif (consulenza per la finanza islamica). E visto che non è necessario aderire alla religione islamica (per esempio il 25% delle attività finanziarie della Malesia è rispettoso della Shari'a nonostante non sia un Paese arabo non stupisce che stia prendendo piede in tutto il mondo.

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