giovedì 9 ottobre 2008

«Per i mutui ho perso il posto» (lettera al direttore sole24ore)



Voglio pubblicare in questo periodo di crisi una lettera molto bella.. che pur trattando di mutui e crisi ha oltre che un lieto fine una forte componente di insegnamento, ed il più grande è che il migliore investimento che si può fare è quello nei rapporti umani.



"Caro direttore,

un venerdì di qualche settimana fa ci hanno riunito per dirci: da lunedì ogni attività è sospesa. E il mio primo problema, drammatico, è stato quello di salire in auto, andare a Padova per dire a mio papà, orgoglioso di avere un figlio in carriera a Milano: la banca chiude, papà ho perso il lavoro. Con mia moglie è stato più facile, visto che lei lavora nell'ambito delle risorse umane ed è abituata a gestire licenziamenti, anche se per la prima volta ha dovuto affrontare il problema dalla parte del licenziato.


Sono stato licenziato a 38, con una figlia di 2, è vero, ma in qualche modo mi ritengo fortunato perché Macquarie Bank Italia ha annunciato la sospensione delle attività (in Italia erogava solo mutui, un miliardo di euro in meno di tre anni di operatività) venerdì 6 giugno, un paio di mesi prima della tempesta finanziaria che sta scuotendo le banche di tutto il mondo. Ho quindi avuto un paio di mesi per trovare un nuovo lavoro giocando in anticipo sulle tantissime professionalità che in questi giorni stanno rischiando il posto di lavoro.


E' stato un periodo da incubo, anche perché tutto è successo dannatamente in fretta. Troppo in fretta. Mi hanno strappato da un'altra banca, era il gennaio 2008, con un ottimo contratto e con ambiziosi programmi di sviluppo che si sono sgretolati nel giro di meno di sei mesi sotto il peso della crisi dei mutui subprime. E mi sono trovato, ci siamo trovati (tra Milano e Roma eravamo in 110), senza niente dal venerdì al lunedì, anche se siamo riusciti a evitare la scena degli scatoloni dei bancari americani. Quelli che escono dagli uffici con pochi effetti personali, come eravamo abituati a vedere nei film e che la cronaca di questi giorni ci propone quotidianamente. In Italia ci sono più garanzie, per fortuna. Ma è stato difficile, anche perché in Macquarie Bank non c'erano sindacati. E io ho sempre pensato, forse ingenuamente, che per gli incarichi affidatimi fosse mio dovere stare dalla parte dell'azienda e non dei sindacati. I rappresentanti delle confederazioni sindacali li abbiamo incontrati in una pausa pranzo, in un bar non troppo vicino alla sede. Con molto imbarazzo perché non avevamo alcuna pratica sindacale, non conoscevamo il sindacalese e le sue tattiche. E non sapevamo neanche cosa chiedere, visto che la banca era costretta a chiudere.

Mi sono iscritto al sindacato (lo ammetto: con molto imbarazzo) e abbiamo tentato una sola strada: cercare un accordo che garantisse la miglior buonuscita possibile. Per due mesi, dai primi di giugno a fine agosto siamo stati in ufficio senza far niente se non cercare un altro posto mentre la trattativa procedeva a singhiozzo, tra minacce aziendali di rottura e improvvise aperture. La vertenza (si dice così?) si è sbloccata con un vertice no stop dalle dieci del mattino alle cinque del giorno dopo, quando è stato trovato un accordo per incentivi all'esodo basati sull'età, privilegiando i più anziani che avrebbero sicuramente avuto più problemi a trovare un nuovo posto.


In questi due mesi ho pensato di tutto: fare il consulente, mettermi nell'agricoltura biologica, ricominciare da un call center a 700 euro al mese. Poi sono tornato con i piedi per terra, ho mandato qualcosa come 500 curricula in giro, ho avuto una cinquantina di colloqui, a conferma di quanto scritto da Job 24 sul Sole-24 Ore di ieri ("Finanza, colloqui no stop") e a fine agosto, data ufficiale della chiusura della banca, avevo in mano quattro offerte di lavoro. Ho privilegiato un gruppo finanziario internazionale che mi offre possibilità di crescere, anche se per il momento ci rimetto 50mila euro l'anno tra retribuzione fissa, parte variabile, auto aziendale e polizza sanitaria. Ma l'importante, per me, era ricominciare a lavorare.


Ho ricominciato, l'esperienza mi ha segnato profondamente, ma mi ha anche aiutato a riscoprire valori veri come quelli della famiglia (mio papà ha saputo dirmi cose molto belle) e degli amici. Senza di loro, infatti, non sarei riuscito a far circolare efficacemente il mio curriculum e trovare un'altra opportunità. Inoltre la loro stima, le loro parole, sms e email mi hanno data grande forza e fiducia e mi hanno fatto compagnia. Queste piccole cose non lo dimenticherò mai. A volte, può sembrare paradossale, anche i licenziamenti servono."

Crisi, Berlusconi rassicura: nessun problema liquidità

(sole24ore)
Nessuna banca italiana corre il rischio di essere nazionalizzata così come è avvenuto in altri Paesi europei a seguito della crisi finanziaria.


Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si sofferma ancora una volta sulla solidità del sistema del credito in Italia, spiega il senso del decreto legge varato ieri dal Consiglio dei ministri e ribadisce l'invito agli italiani a non cedere al panico dei listini di Borsa. «Non siamo nel '29 - dice - non vendete le vostre azioni perché molte aziende italiane fanno profitti e i valori di Borsa non corrispondono al valore reale di quelle aziende».


Tra 18-24 mesi, aggiunge Berlusconi, i corsi azionari risaliranno, dunque meglio tenere le azioni nel cassetto.Il premier, durante la conferenza stampa congiunta con il primo ministro romeno Calin Tariceanu seguita al vertice bilaterale Italia-Romania, sottolinea che non c'è il rischio che gli istituti italiani possano passare in mano pubblica: il decreto legge varato ieri dal Cdm, spiega, consente al Tesoro, in caso di necessità, di entrare solo temporaneamente come socio privilegiato nel capitale delle banche, qualora ve ne fosse bisogno. E comunque, aggiunge Berlusconi, il decreto serve a dare un'ulteriore garanzia al sistema «non ai risparmiatori per i quali non siamo preoccupati».


Nessuna banca italiana ha fatto operazioni rischiose con prodotti finanziari 'tossici', aggiunge Berlusconi e solo Unicredit, a causa del suo ramo tedesco, ha dovuto essere ricapitalizzata ricorrendo al mercato. Per il resto Via XX Settembre e Bankitalia stanno monitorando la situazione di patrimonialità e liquidità degli altri istituti: al momento - rassicura Berlusconi - la situazione è sotto controllo e l'intervento eventuale ci sarà solo se necessario. «Con il direttore della Banca d'Italia passiamo in rassegna tutte le banche e, ove ci fosse una capitalizzazione insufficiente, le chiameremo ad aumentarla».


«La motivazione principale -ha detto ancora il premier sempre parlando del decreto legge del governo- non è quella di rassicurare i cittadini che erano già abbastanza sicuri della solidità del nostro sistema bancario, ma è quella di far sì che le banche continuino a svolgere la loro indispensabile attività di sostegno all'economia, sia alle imprese che ai consumatori, perché i riflessi di questa crisi che noi temiamo sono quelli sull'economia reale. Noi siamo preoccupati per l'andamento borsistico, perché siamo di fronte ad una crisi che è l'opposto di quella che ricordiamo come la grande crisi del '29».


Le banche possono continuare a svolgere le "loro attività di sostegno all'economia", ma "siamo preoccupati per i riflessi della crisi dei mercati sull'economia reale". Su questo fronte, il premier ribadisce: "Nessuna banca italiana potrà fallire; nessun italiano perderà un solo euro".Il presidente del Consiglio torna anche a parlare dell'uso dei decreti legge dopo le polemiche dei giorni scorsi: «Sono l'unico strumento - ripete - per intervenire in fretta. Io faccio il riformatore e chi è chiamato a decidere deve farlo in fretta, del resto - aggiunge - tutto è sottoposto al vaglio del presidente della Repubblica».Quanto ai rapporti con la Romania, spiega infine Berlusconi, «nessun fatto singolo può scalfire il rapporto d'amicizia con il popolo e il governo romeno». Le polemiche sul decreto sicurezza sono superate, conclude, e presto sarà dato il via libera agli accordi che prevedono lo scambio di detenuti tra i due Paesi senza la necessità del loro consenso.

mercoledì 8 ottobre 2008

Mercati interbancari: Euribor immobile, aumenta lo spread

I timonieri delle banche centrali hanno tagliato i tassi di interesse dello 0,50%, una mossa coordinata presa contemporaneamente da Bce, Fed, Banca del Canada, Banca Nazionale Svizzera, Banca Centrale della Svezia e anche dalla Banca della Cina. Le Borse sembrano avere ignorato il segnale e sul mercato interbancario la riduzione del costo del denaro è stato praticamente ininfluente. Solo il tasso overnight sull'euro è sceso sotto il 4% allineandosi al nuovo livello del tasso della Bce (3,75%), il resto è rimasto pressoché come prima.

In particolare, i tassi Euribor, ai quali sono indicizzati i mutui a tasso variabile, non si sono praticamente mossi. L'Euribor 3 mesi viaggia al 5,30% con una riduzione di appena 0,09 rispetto alla situazione precedente il taglio. Prima del taglio della Bce, lo spread era di 114 punti base, 4,25% contro 5,39%. Ora è salito a 155 punti, 3,75% contro 5,30%. Paradossalmente si è ampliato lo spread tra il tasso Refi e il tre mesi. Tesissima la situazione dei tassi sul dollaro, con i Fed Funds ora all'1,50%, ma i broker quotano l'overnight tra 7,5%-8 per cento.

Con la mossa odierna, le banche centrali si sono smarcate dalle pressioni delle Cancellerie, ma hanno anche dimostrato che politica monetaria e gestione delle liquidità sono due cose assolutamente differenti. I tassi di mercato restano elevati nonostante il taglio del costo del denaro. La crisi di liquidità può essere contrastata con immissioni di liquidità, ma poco si può fare se il rischio riguarda la solvibilità delle controparti.

Il denaro fornito generosamente dalle banche centrali al sistema bancario resta gelosamente custodito nei depositi che le stesse banche tengono presso le banche centrali. Una situazione drammatica e paradossale che non ridà fiato ai mercati.

Mutui sempre più cari, Euribor record da dieci anni

(sole24ore)

I tassi interbancari continuano a salire sulla spinta delle crisi del credito che paralizza i prestiti tra banche. E a farne le spese sono i milioni di europei che ogni mese hanno una rata di mutuo sulla casa da pagare.

La scadenza a tre mesi dell'Euribor, che rappresenta uno dei benchmark più importanti per il mercato interbancario dell'Eurozona, è salita al fixing odierno al 5,393% da 5,377% di ieri, un record da oltre dieci anni. La scadenza a una settimana ha aggiornato il massimo al 5,019% da 4,988% ieri, salendo per la prima volta al di sopra del 5%, così che tutte le scadenze si trovano ora al di sopra di questa soglia.

Tassi: taglio coordinato (50 p.b.) delle principali banche centrali


(sole24ore)


FRANCOFORTE - Le principali autorità monetarie del mondo hanno annunciato oggi un ribasso coordinato del costo del denaro. Il tentativo è di rispondere all'emergenza creata dalla crisi creditizia e di ridare fiducia ai mercati finanziari. Il tasso di riferimento della Banca centrale europea passa quindi dal 4,25 al 3,75%.


La decisione giunge all'improvviso, fuori da qualsiasi calendario. A partecipare alla mossa coordinata sono oltre alla Bce, anche la Federal Reserve (che ha portato i Fed Funds all'1,5%, e il tasso di sconto all'1,75%), la Riksbank svedese (al 4,25%), la Banca centrale canadese, la Banca d'Inghilterra(al 4,5%) e la Banca centrale svizzera (tassi base tagliati di 50 punti base, banda di oscillazione del Libor al 2-3%).


E' intervenuta anche la Banca centrale cinese con un taglio dello 0,27%: la riduzione avrà effetto da domani, con il tasso-base abbassato dal 7,20% al 6,93%. Pechino ha inoltre tagliato del 50% il livello delle riserve obbligatorie previsto per gli istituti bancari con effetto a partire dal prossimo 15 ottobre. Non è intervenuta la Banca centrale del Giappone che gia da tempo ha i tassi di interesse al minimo assoluto (0,5%), preferendo intervenire sul mercato iniettando liquidità. Infine la Banca centrale del Canada ha tagliato il tasso overnight di 50 p.b. che scende al 2,50 per cento.


In un comunicato, la Bce ha spiegato che la scelta coordinata è "senza precedenti". Giunge dopo che il consiglio direttivo dell'istituto monetario aveva aperto la porta a una riduzione del costo del denaro appena una settimana fa, in occasione di una conferenza stampa del presidente Jean-Claude Trichet. La Bce spiega oggi che la decisione è stata possibile perché nella zona euro i rischi inflazionistici sono diminuiti e le aspettative di inflazione sono stabili.La scelta di coordinare la riduzione del costo del denaro riflette bene la gravità della situazione. Da finanziaria la crisi è ormai diventata bancaria. Nel mondo industrializzato molti istituti di credito sono in crisi di liquidità e alla ricerca di nuovo capitale. Proprio oggi, il Governo inglese ha annunciato un piano che prevede la parziale nazionalizzazione del settore creditizio.


In Spagna, l'Esecutivo ha creato un fondo che riacquisterà le obbligazioni di cattiva qualità per aiutare i bilanci delle banche. In Italia, il Governo dovrebbe annunciare in giornata nuove misure per aiutare banche e risparmiatori.Ormai, anche in Europa, non solo negli Stati Uniti, la tempesta finanziaria scoppiata nell'estate 2007 ha scatenato una doppia risposta: monetaria e fiscale. Per uscire dalla crisi creditizia, l'establishment europeo ha deciso di utilizzare le due leve a sua disposizione. È la conferma di quanto grave sia la situazione.


Non si possono escludere ulteriori novità da parte delle autorità monetarie europee. Il ribasso dei tassi d'interesse annunciato oggi aiuta la fiducia delle famiglie e risponde alle incertezze economiche, ma non risolve di per sé il problema di sfiducia che da mesi ormai sta attanagliando il mercato monetario.A trenta minuti dall'annuncio dell'allentamento monetario non si segnalava una discesa significativa dei tassi di interesse di mercato. Il tasso d'interesse overnight in euro si è portato sotto il 4% in linea con il nuovo tasso di riferimento della Bce. Ma il resto della curva appare ancora in tensione. Il tasso a tre settimane rimane al 4,95%. Quello a tre mesi viaggia intorno al 5,30% con una riduzione di appena lo 0,09 rispetto alla situazione precedente il taglio al costo del denaro.

martedì 7 ottobre 2008

PORTABILITA' DEL MUTUO A COSTO ZERO!!!!

Ti segnalo che in questi giorni tutti coloro che, entro il 28 Maggio 2008, hanno stipulato un mutuo a tasso variabile stanno ricevendo, da parte della banca, una lettera informativa sulle diverse possibilità disponibili per modificare le condizioni ed il costo del proprio mutuo. Tra di esse vi sono la rinegoziazione ABI - Governo e la portabilità del mutuo.


In particolare, la possibilità della rinegoziazione è garantita a tutti i clienti delle banche che hanno aderito alla Convenzione ABI - Governo. Essa mantiene il mutuo a tasso variabile ma con una rata costante ridotta (calcolata sui valori del 2006) ed una durata totale che può variare in base all’andamento dei tassi.


Ti ricordo che, in alternativa alla suddetta rinegoziazione è disponibile il mutuo di surroga (la portabilità) che permette di sostituire il vecchio mutuo con uno più conveniente di un’altra banca, a costo zero per il cliente.


Con la surroga puoi anche modificare le condizioni (spread, spese, tipo di tasso) del mutuo originario. Così, ad esempio, puoi ottenere un tasso più basso rispetto a quello del vecchio mutuo, passare dal variabile al fisso, ridurre il peso della rata.

Se vuoi confrontare gli effetti sul tuo mutuo della rinegoziazione e della surroga, contattami o visita il blog:

http://mutuo-blog.blogspot.com/2008/05/confronto-matematico-tra-surroga-e.html

trovi un utile strumento per fare un confronto economico delle varie alternative, come nell’esempio sotto.

Mutuo originario: 125.000 euro, durata 20 anni, tasso variabile (Euribor 1 mese + 1,60%), stipulato a Settembre 2005.

Mutuo attuale: 6,30%(variabile)

durata residua : 17 anni rata/mese : € 987 Interessi passivi totali : € 69.421

Mutuo di surroga:(durata originaria) 5,72%(fisso)
durata residua : 17 anni rata/mese : € 870 Interessi passivi totali : € 65.835

Rinegoziazione: Convenzione ABI-Governo
durata residua : 21 anni rata/mese : € 804 Interessi passivi totali : € 88.454

Mutuo di surroga:(durata allungata) 5,72%(fisso)
durata residua : 21 anni rata/mese : € 772 Interessi passivi totali : € 82.933


Prodotto mutuo di surroga a tasso fisso (TAN 5,72%, ISC 5,87%) e zero spese. indici rilevati il 22/09/2008.


Come si nota dallo schema la convenzione Governo-Abi non è la migliore soluzione sul mercato , a meno che non si potuto far fronte a qualche rata , allora in quel caso diviene l'unica soluzione possibile per alleggerire l'incidenza della rata sul reddito mensile.

Scopri le migliori offerte per i mutui di surroga!!!


Bruno Zappia UIC 65866 ,Alzaia Naviglio Grande 46 - 20144 - Milano tel. 347/6984612 fax 02/8392949

lunedì 6 ottobre 2008

Mercato del credito, solo l'Euribor a un anno allenta la presa


(sole24ore)


Sempre temperature da freezer per il circuito dei prestiti interbancari in Europa, con i tassi di interesse a breve che continuano a salire alimentati dal permanere di un clima di elevata incertezza. Su scadenze più distanziate si manifesta invece una qualche attenuazione. Le banche mantengono la diffidenza in merito alla restituzione dei soldi che si prestano a vicenda, e così chiedono interessi ben più elevati di quelli stabiliti come riferimento ufficiale. Intanto depositano fondi presso la Banca centrale europea, anche se offrono rendimenti decisamente più bassi del mercato interbancario. Un problema che rischia di avere ricadute negative per tutti coloro che si trovano a dover pagare le rate dei mutui a tasso variabile, per cui i tassi interbancari fanno da riferimento.


Oggi in Europa i maggiori indici di riferimento per i tassi interbancari di breve scadenza hanno segnato nuovi aumenti. L'Euribor sui prestiti con restituzione a una settimana - calcolato dall'associazione delle banche europee - è salito al 4,885 per cento contro il 4,868 per cento registrato venerdì. È salito anche l'indice sui tassi dei prestiti a tre mesi, al 5,345 per cento contro il 5,339 per cento registrato venerdì scorso. I tassi a tre mesi non superavano il 5% dal 2000. L'Euribor sui prestiti a un anno è invece sceso al 5,482 per cento dal 5,493 per cento di venerdì, che aveva segnato un incremento dal valore di giovedì (5,526%).


La Bce che continua ad assicurare liquidità supplementari al circuito interbancario, ma da venerdì scorso ha avviato un parziale drenaggio sulle ingenti risorse mobilitate nelle passate settimane. Nel frattempo nel corso della nottata di ieri le banche commerciali hanno parcheggiato a breve scadenza (un giorno) presso l'istituto centrale fondi per un ammontare complessivo di 38,854 miliardi di euro tramite il sistema del "deposit facility" che offre un rendimento fissato al 3,25%. Nel circuito interbancario i prestiti a scadenza nel giorno successivo (o overnight) offrono invece rendimenti tra il 4 e il 4,20 per cento.


Resta poi la tensione sui prestiti interbancari in dollari, valuta su cui si erano maggiormente concentrate le pressioni nelle ultime settimane, anche su quelli effettuati in Europa. Vengono misurati dall'indice Libor dell'associazione delle banche britanniche: oggi si registra una lieve moderazione sui tassi a tre mesi, al 4,2887 per cento contro il 4,3337 per cento di venerdì, mentre sui prestiti overnight i tassi sono saliti al 2,38% contro l'1,99% di venerdì.


Anche oggi le maggiori Banche centrali del Vecchio Continente hanno immesso liquidità supplementari in dollari per circa 60 miliardi, nell'ambito delle misure concordate assieme alla Federal Reserve americana. La Bce ha per parte sua offerto prestiti a un giorno per 50 miliardi di dollari, lo stesso ammontare di venerdì scorso. E' sul dollaro che nei giorni scorsi si erano create la maggiori tensioni sui tassi interbancari.

Domande e risposte: risvolti sul consumatore con la crisi finanziaria in atto


(sole24ore)



La tempesta sui mercati finanziari ha ormai lasciato le sale ex-ovattate della finanza, ed è scesa nelle piazze e nei vicoli. Facendo la coda ai supermercati, i discorsi non riguardano Cdo e Abs e mutui subprime: i timori e i tremori sono scesi al livello del quotidiano e le pulsioni primitive toccano ormai l'istinto di sopravvivenza finanziaria, con preoccupazioni che guardano al conto corrente, ai titoli, ai prezzi, alle case...Parlare di panico forse è esagerato, ma il megafono della crisi amplifica tutto, e per capire le vere dimensioni di questo sommovimento della finanza è utile sgombrare l'animo dalle esagerazioni.


Vediamo allora di affrontare uno per uno questi angosciosi interrogativi.


C'è pericolo per i miei soldi in banca?


La risposta è breve. No, non c'è nessun pericolo. E per tre ragioni. Primo, perché il sistema bancario italiano è solido, ha un capitale adeguato e liquidità soddisfacente. Un atteggiamento prudente e una certa saggezza contadina l'han tenuto lontano dalle escursioni avventurose di altre banche e altri sistemi, e oggi le banche italiane continuano a fare il loro mestiere senza problemi. Secondo, anche se in qualche istituto ci fossero problemi, questi sarebbero risolti con la fusione con altri istituti, come è accaduto talvolta nella storia bancaria. Terzo, perché c'è in Italia, come negli altri Paesi, una rete di sicurezza: lo Stato assicura i depositi fino a 100mila e rotti euro. Insomma, è praticamente certo che nessuno perderà un euro.


I prezzi continueranno ad aumentare?


I prezzi sono aumentati da un anno a questa parte essenzialmente a causa dell'impennata mondiale delle materie prime, dal petrolio al grano, e quindi dalla benzina alla pasta. Ma questo impetuoso aumento sta rifluendo. Si erano date situazioni di bolla, in cui i prezzi aumentavano oggi solo perché erano aumentati ieri e si pensava aumentassero domani, ma questa bolla, come sempre succede, si sta sgonfiando. Nel caso delle quotazioni del petrolio, però, dietro alla bolla vi era e vi è anche uno squilibrio fra domanda e offerta, dato l'impetuoso sviluppo dei Paesi emergenti e la lentezza dell'offerta nell'adeguarsi alla domanda (lentezza più pronunciata rispetto al caso delle derrate alimentari). Anche se il prezzo del petrolio sta diminuendo, non c'è da aspettarsi che torni ai livelli del 2007, e bisogna quindi proteggersi risparmiando energia: su questo piano ci sono molte cose da fare.


Torna la disoccupazione?


Gli ultimi dati dell'Istat hanno segnalato un netto aumento dei disoccupati, ma anche un aumento degli occupati. Quando la congiuntura è forte le forze di lavoro aumentano perché tornano i "disoccupati scoraggiati", quelli che prima ne erano usciti perché tanto il lavoro non si trovava. Quello che sta succedendo ora è un fenomeno diverso. Le forze di lavoro aumentano perché, date le difficoltà di arrivare alla fine del mese, vi rientrano coloro che hanno assoluto bisogno di lavorare. Il solo aspetto positivo è che il potere d'acquisto dovrebbe beneficiare del calo dell'inflazione.


Le pensioni sono a rischio?


Anche qui la risposta è breve: no. Tutto quello che sta succedendo non ha niente a che fare con il pagamento delle pensioni. Questo è garantito dallo Stato e continuerà secondo le regole in vigore. Cosa succederà ai prezzi delle case? Nel mondo gli ultimi anni hanno visto, dall'Irlanda alla Nuova Zelanda, una colossale bolla immobiliare. Tutte le volte che le bolle si verificano, sono seguite da uno sgonfiamento. Questo è in corso in America (-16% rispetto a un anno fa), in Gran Bretagna (-12%) e in altri Paesi. In Italia la situazione è variegata, ma nel complesso i prezzi hanno smesso di crescere e in molti casi stanno ripiegando. Il che è una buona notizia per chi cerca casa, una notizia neutra per chi la casa ce l'ha già, e una cattiva notizia per quegli istituti (fortunatamente pochi) che hanno fatto prestiti sulla base del 100% del valore della casa e hanno mutuatari che non pagano.


Cosa succederà al mio mutuo?


Distinguiamo fra chi ha già un mutuo e chi ne deve fare uno per la prima volta. Chi ha fatto in passato un mutuo a tasso fisso dorme fra due guanciali. Chi lo ha fatto a tassi variabili ha avuto alcune sgradite sorprese: i tassi a breve, cui i mutui sono indicizzati, sono aumentati anche prima che la Banca centrale europea aumentasse il suo tasso-guida a luglio. Ma oggi diventa chiaro che quell'improvvida decisione dovrà essere rimangiata e le tensioni sui tassi a breve, dopo le fibrillazioni di queste settimane, dovrebbero calare di nuovo. Chi deve fare un mutuo per la prima volta pagherà un tasso a lunga di circa un quarto di punto superiore rispetto a quello che prevaleva a metà 2007, prima dell'inizio di questo pasticcio. Ma avrà il vantaggio che da allora a oggi i prezzi delle case si sono fermati e in molti casi hanno cominciato a diminuire.


Dove andranno i tassi d'interesse?


Questa è una domanda che riguarda sia chi gli interessi li riscuote (il risparmiatore) sia chi li paga (chi prende i soldi a prestito). Chi aveva investito in titoli sicuri, come quelli sui titoli pubblici, è protetto sul capitale e riscuote gli interessi all'incirca come prima: sui tassi a lunga prende un po' meno rispetto a quel che prendeva prima della crisi dei mutui, dato che questa ha scatenato una "fuga verso la qualità", cioè verso il porto sicuro dei titoli pubblici. Sui tassi a breve prende un po' di più, dato che questi sono aumentati in Europa (ma ora son destinati a diminuire di nuovo). Per chi gli interessi li paga, c'è stato un aumento per imprese e famiglie che va (rispetto a metà dell'anno scorso) da un quarto a tre quarti di punto. Ma le banche continuano a prestar soldi: con un'economia che cresce, a valor nominale, del 3-4%, i prestiti delle banche alle imprese crescono del 10 per cento. Solo nel settore dei mutui i prestiti non crescono più, ma questo dipende più dalla domanda spaurita (e in attesa del calo dei prezzi delle case) che da una chiusura delle banche.


Se il Governo deve salvare una banca, chi pagherà il conto?


Si dice spesso che i salvataggi pubblici di banche e imprese sono "a carico del contribuente". Questa affermazione deve essere presa con un grano di sale. Le imposte non aumentano per effetto dei salvataggi. Questi sono operazioni di ingegneria finanziaria che potranno costare molto o non costare niente o addirittura far guadagnare lo Stato, una volta depositato il polverone. Tutto dipende dalle modalità del salvataggio e dalla possibilità di risanare quel che è stato salvato. Per esempio, quando la Banca d'Italia salvò il Banco di Napoli, alla fin fine chi ci rimise fu il bilancio della Banca centrale, che fece meno utili e quindi versò meno dividendi al Tesoro. L'effetto sul conto economico della Pubblica amministrazione fu modesto e diluito su più anni.


Ho un po' di liquidità: cosa devo fare?


Nelle Borse i titoli finanziari sono stati puniti, in molti casi oltre quel che è giusto, e quindi i prezzi potrebbero essere una finestra d'acquisto. Ma anche se si è convinti che il mercato dà di questi titoli valutazioni irrazionalmente basse, bisogna ricordare quel che diceva Keynes: «Il mercato può rimanere irrazionale più a lungo di quanto voi possiate rimanere solventi». Per il resto, mantenersi liquidi è la soluzione più sicura: in questi frangenti bisogna preoccuparsi non del ritorno sul capitale, ma del ritorno del capitale.


Ma tutto questo è colpa degli speculatori?


Se si intende per "speculatori" qualche malvagio gruppo di biechi individui che scientemente spremono soldi dai comuni mortali, si è fuori strada. L'avidità è connaturata al modo di funzionare dell'economia e per questo ci vogliono regole per incanalare questa forza possente verso il bene comune. La colpa quindi sta nell'assenza o nella non-applicazione delle regole. Una volta che questa indolenza regolatoria ha lasciato crescere la montagna di "titoli tossici", la crisi non poteva essere evitata, così come il febbrone non può essere evitato una volta che il virus è entrato nell'organismo. Ma il virus non è un virus mortale. Da questa crisi ne usciremo, avendo imparato qualche lezione su come evitare che si ripeta.

Islanda sull'orlo del precipizio, banche congelate in Borsa


(sole24ore)

La piccola e remota Islanda è sull'orlo del collasso: oggi in Borsa sono state sospese le contrattazioni delle sei maggiori istituzioni finanziarie - comprese quelle di Kaupthing, Landsbanki e Glitnir, le tre principali banche - mentre il governo di Reykjavik sta elaborando un piano per salvare il salvabile. Che, potere della crisi globale, potrebbe persino portare la repubblica dei ghiacci - 300 mila anime in tutto - ad entrare nell'Unione Europea. Opzione sino a poco tempo fa semplicemente impensabile. La situazione, infatti, è seria davvero.





L'Islanda - che nel corso degli anni Novanta aveva visto aumentare la sua ricchezza proprio grazie alla vitalità del settore bancario - rischia infatti il tracollo proprio a causa dell'eccessiva espansione dei suoi istituti di credito. La corona islandese - krona - ha intanto perso un quinto del suo valore contro il dollaro - nella passata settimana solamente - e il 10% nei confronti dell'euro. L'inflazione galoppa al 14% - il target della banca centrale per il 2008 era il 2,5% - e il governo è dovuto correre ai ripari comprando il 75% della Glitniril al prezzo di 600milioni di euro. Il piano di salvataggio presentato dal primo ministro conservatore Geir Haarde prevede ora che le banche vendano parte dei loro asset internazionali riportando così in patria capitali freschi - e impedire un ulteriore deprezzamento della corona. «Le banche sono disposte a vendere i loro asset esteri e credo che questa sia una misura necessaria», ha detto Haarde dopo un fine settimana di colloqui serrati. Quindi ha garantito i risparmi dei cittadini islandesi per arginare l'ondata di panico che ha travolto la repubblica del nord. «Se ne occuperà la tesoreria», ha dichiarato Haarde. Per evitare il peggio la banca centrale islandese - secondo quanto riportato dal quotidiano Morgunbladid - ha cercato, per ora senza successo, di far valere l'opzione di cambio-valuta con le sorelle maggiori scandinave: Norvegia, Danimarca, Svezia. E come in altre parti del mondo, il dito alla fine è stato puntato contro la scelleratezza degli operatori finanziari, considerati i veri responsabili della crisi.





«L'avidità ha purtroppo controllato le loro azioni», ha detto il ministro dello Stato Sociale J¢hanna Sigurdard¢ttir. «Il sistema delle stock-option, e quindi gli stipendi da favola che hanno percepito, hanno fatto perdere loro il legame con la nazione. Dovranno imparare dai questi errori». Il governo, per raddrizzare l'economia, ha quindi esercitato pressioni sulle sigle sindacali perchè riportino a casa i fondi pensione sino ad oggi investiti all'estero. Inoltre, l'esecutivo avrebbe chiesto il congelamento di ogni trattativa salariale. Il sindacato pare aver accettato.





«Dobbiamo fare tutti la nostra parte perchè questa missione di salvataggio abbia successo», ha detto Arnar Sigmundsson, presidente della National Association of Pension Funds. La verità sembra però essere un'altra. Il sindacato avrebbe infatti chiesto come contro-partita l'impensabile: l'entrata nell'Europa Unita. Fumo negli occhi per il primo ministro Haarde, euro-scettico della prima ora.

Banche: ecco gli istituti con indici patrimoniali sotto la soglia di sicurezza


(sole24ore)

UniCredit non è la sola banca ad avere un Core Tier 1 ratio inferiore alla soglia di sicurezza imposta da Banca d'Italia. Uno sguardo più allargato sul sistema bancario italiano mette in luce che diversi istituti hanno un rapporto fra patrimonio di base, al netto degli strumenti ibridi, e il totale delle attività a rischio, inferiore al 6%.





Nel dettaglio (si veda la tabella) considerati i dati del primo semestre 2008, sia Intesa Sanpaolo, sia il Monte dei Paschi di Siena, sia il Banco Popolare sono sotto i dettami di Bankitalia. Intesa SanPaolo ha chiuso i primi sei mesi dell'anno con un Core Tier 1 ratio del 5,7% rispetto al 6,1% di marzo e al 7,2% del giugno 2007. Un calo al quale ha in parte contribuito la distribuzione di un extra cedola da 4,8 miliardi. L'amministratore delegato Corrado Passera ha però più volte rassicurato il mercato sul prossimo recupero della soglia di sicurezza ( il 6% entro il 2009, che corrisponde al 6,7% utilizzando i criteri Basilea 2 avanzati). Un obiettivo che il manager ha ribadito verrà centrato senza intaccare la politica dei dividendi. In quest'ottica, l'istituto ha messo in cantiere una serie di «azioni di capital management su asset non strategici con un valore di libro complessivo di 8 miliardi». Operazioni che potrebbero comprendere cessioni mirate - a breve dovrebbe essere concretizzata la vendita degli immobili Immit a Fimit per 865 milioni - accordi commerciali e strategici oppure Ipo. Altra banca che attualmente ha un Core Tier 1 ratio inferiore al 6% è Mps. L'indicatore è al 5,1%, se si considera il pieno effetto di Basilea 2. Ma come Intesa, anche il Monte dei Paschi di ha in agenda alcune operazioni funzionali a recuperare entro l'anno un Tier 1 superiore al 6%. Nel dettaglio, l'istituto ha chiuso con Clessidra un accordo per la cessione di Mps Asset management sgr e AAA sgr.





Le due società sono state valutate complessivamente 570 milioni e verranno conferite in una newco di cui la banca deterrà il 33%. Mps ha poi previsto la dismissione del 49% di una newco che contiene immobili per un valore di 2,1 miliardi e la vendita di 150 filiali, che il direttore generale Antonio Vigni conta di archiviare entro l'anno. Infine, tra gli istituti sotto la soglia di sicurezza figura anche il Banco Popolare. Stando ai dati pro-forma relativi al primo semestre 2008, la banca ha un Core Tier 1 ratio del 5,9%. Un dato, tuttavia, in crescita rispetto ai trimestri precedenti. Al termine dei primi tre mesi dell'anno il Core Tier 1 del Banco Popolare si attestava al 5,6-5,7%, dal 4% di fine 2007.





Non a caso, recentemente, l'amministratore delegato Fabio Innocenzi ha dichiarato che la patrimonializzazione del gruppo ora è «adeguata». Sopra il limite imposto da Banca D'Italia ci sono invece Bpm e Ubi Banca, che hanno rispettivamente un Core Tier 1 ratio del 6,3% e del 6,5% (valore stimato).

mercoledì 1 ottobre 2008

Mutui, Tremonti snobba la Camera


(Repubblica)


Quello che aveva da dire lo ha detto attraverso una nota dell'ufficio stampa di via XX Settembre. Domani il ministro dell'Economia Giulio Tremonti nel previsto intervento a Montecitorio non ha nessuna intenzione di riferire sulla crisi mondiale innescata dai mutui subprime americani. Parlerà, ha fatto sapere, ma solo di Finanziaria.


"Al fine di proteggere il mercato italiano da attacchi di natura speculativa che trovano alimento dal perdurante clima di incertezza del sistema finanziario internazionale, il Ministro dell'Economia e delle Finanze, d'intesa con il Governatore della Banca d'Italia si impegna ad adottare le misure necessarie per garantire la stabilità del sistema bancario ed a difendere i risparmiatori, secondo le indicazioni del Presidente del Consiglio".


Il messaggio rassicurante che Tremonti ha voluto mandare oggi al Paese è stato questo, ma il Parlamento non avrà modo di saperne di più, malgrado un suo passaggio alla Camera sia comunque previsto. L'esponente del Pdl ha fatto sapere infatti che avendo poco tempo a disposizione si limiterà all'illustrazione della Finanziaria. Una scelta che ha mandato su tutte le furie l'opposizione. "Il ministro dell'Economia - denuncia con evidente sarcasmo il capogruppo del Pd a Montecitorio Antonello Soro - non trova il tempo, ha un'agenda così fitta che non può consentirsi quello che in tutto il mondo, tutti i governi stanno facendo, ha troppi impegni per cui non può venire in Parlamento a rassicurare i cittadini sulla crisi internazionale".


"Pensavamo - aggiunge Soro - che fosse interesse del governo utilizzare la nostra richiesta di sentire il ministro per informare il Parlamento e i cittadini, invece nella sua agenda non c'è spazio, evidentemente lo considera un argomento residuale....". Stessa linea dall'Udc, con il vicepresidente dei deputati Michele Vietti. "Ci è stata proposta - attacca il centrista - la soluzione dalle 8:30 alle 10 per l'informativa sulla crisi dei mutui, la Finanziaria e la nota di aggiustamento, un'ipotesi francamente offensiva per il Parlamento".


Soru annuncia poi un gesto di protesta formale. "Noi - dice - non torneremo nella conferenza dei capigruppo per sapere se il ministro Tremonti ha trovato un ritaglio di tempo. Deve venire qui come prima cosa". "In questo momento - prosegue - in tutto il mondo i governi hanno una priorità. Per questo non ci si dica che domani il ministro ha l'agenda piena. Questa non è una qualunque cosa. Questa è la cosa".

La domanda di mutui in stallo anche nel secondo quadrimestre 2008


(Sole24ore)


La domanda di nuovi mutui da parte delle famiglie italiane si conferma in stallo anche nel secondo quadrimestre del 2008.


L'analisi di CRIF – resa possibile dall'esaustività e profondità del patrimonio informativo di EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF - evidenzia in dettaglio come la "ripresina" della domanda di luglio (+2% rispetto allo stesso mese del 2007) sia stata effimera.

Ad agosto la domanda di mutui presenta infatti una nuova decelerazione (-9% rispetto ad agosto 2007).

Andando oltre il dato mensile, che offre indicazioni altalenanti, l'analisi per quadrimestre chiarisce meglio come la minore fiducia instillatasi nelle famiglie italiane abbia prodotto un rallentamento nella domanda di mutui, la quale ha a monte, in molti casi, la decisione di rinviare l'investimento-casa.


Il punto di svolta è stato la fine del 2007: fino ad allora i tassi di crescita della domanda di nuovi mutui da parte delle famiglie erano stati sostenuti:
+ 10% gennaio-aprile 2007 rispetto al medesimo periodo 2006
+ 15% maggio-agosto 2007 rispetto al medesimo periodo 2006
+ 6% settembre-dicembre 2007 rispetto al medesimo periodo 2006


Con l'inizio del 2008, l'effetto delle aspettative declinanti si è riverberato sulla domanda:
+1% gennaio-aprile 2008 rispetto al medesimo periodo 2007
- 7% maggio-agosto 2008 rispetto al medesimo periodo 2007.


Il saldo complessivo gennaio-agosto 2008 rispetto al corrispondente periodo del 2007 registra un -3%: per la prima volta, dopo molti anni, la domanda di nuovi mutui presenta una decelerazione.

La domanda di mutui è strettamente connessa all'andamento delle compravendite immobiliari.È chiaro che il rinvio, da parte di un numero crescente di famiglie, dell'investimento-casa, può non produrre effetti macroeconomici diretti paragonabili, ad esempio, a quelli che possono essere indotti dall'analogo fenomeno che sta colpendo il credito finalizzato: in molti casi la richiesta di mutuo è funzionale a facilitare la "sostituzione" della attuale abitazione con una nuova.


Tuttavia, va segnalato che l'unico segmento di mutui la cui domanda è in crescita, nel periodo gennaio-agosto 2008 (vs pari periodo 2007) è quello della classe di importo oltre i 200mila euro.


Il barometro CRIF della domanda di crediti alle famiglie è uno strumento di analisi unico per originalità e tempestività, che si fonda sull'esaustività e profondità del patrimonio informativo di EURISC, il SIC di CRIF che raccoglie informazioni sulla gran parte dei finanziamenti erogati nel mercato retail del nostro Paese. Con cadenza mensile, con dati aggiornati alla fine del mese precedente, l'analisi del Barometro evidenzia l'andamento delle richieste di nuovi prestiti finalizzati (pubblicazione online il giorno 10 del mese), mutui (il 20 del mese) e prestiti personali (il 30 del mese).

Scendono i prezzi delle case nelle grandi città


(Italia Oggi)


Scendono in media del 2,7 i prezzi delle case nelle grandi città. lo rivela un’indagine di tecnocasa che ha monitorato l’andamento dei prezzi degli immobili nel primo semestre 2008, attraverso le 3.200 agenzie sparse in tutto il paese.


“il settore immobiliare”, spiega fabiana megliola, responsabile ufficio studi di tecnocasa, “ha risentito dello scenario macroeconomico poco favorevole, in primo luogo a causa dell’inflazione in crescita, della bassa crescita del pil e dell’aumento dei tassi di interesse sui mutui.


Questo scenario ha determinato una contrazione della domanda, a cui è seguita una contrazione dei prezzi”. le città che hanno risentito maggiormente del calo dei prezzi sono state genova (-4,5%), firenze (-3,3%) e bologna (-3%). a roma e milano la contrazione dei prezzi si è attestata intorno al 2,2%.

Gli universitari pagano fino a 850 euro per una stanza


(Il tempo)


Si spendono anche 850 euro per una stanza ammobiliata in zona “la sapienza” e i ragazzi che scelgono roma come loro sede universitaria, devono mettere in conto affitti mensili che vanno da un minimo di 380 euro a un massimo di 560 in zona marconi e san paolo, passando per i 330-500 di pietralata monti tiburtini. inoltre, secondo massimo pasquilini, segretario generale dell’unione inquilini di roma e lazio il 90% degli affitti è in nero

Alloggi popolari in vendita


(Corriere della sera)


L’aler mette in vendita una fetta consistente del patrimonio. a 12 mila famiglie sarà offerta la possibilità di acquistare l’alloggio in cui vivono in affitto. al termine dei cinque anni necessari per l’attuazione della procedura, è prevista la cessione di circa 5 mila alloggi, per un introito di 400 – 500 milioni di euro.


“i ricavi saranno un volano per permettere di pensare a nuovi progetti in un periodo di risorse pubbliche scarse per non dire inesistenti, con la prospettiva non della sola sopravvivenza ma dello sviluppo” spiega l’ottica del provvedimento il presidente di aler, loris zaffra.


“gli alloggi saranno venduti a partire dal loro valore decurtato del 36 per cento, agevolando gli interessati con la possibilità di rateizzare il costo, stipulando dei mutui interessanti presso banche convenzionate

casetta sul mare


(milano finanza)


A marina di tertinia in provincia dell’ogliastra, sorgerà la residenza nettuno ad appena 300 metri dai limpidi fondali. la zona non è interessata dal famoso decreto salvacoste voluto dal governatore della regione renato soru: la concessione edilizia è stata ottenuta due mesi prima dall’entrata in vigore della norma. i prezzi degli appartamenti partiranno da 160 mila euro, che, agli attuali canoni della zona, dovrebbero assicurare, per chi volesse affittare, rendimenti intorno al 5-6,5% a seconda della stagione

Caos sulla certificazione energetica!


(Sole24ore)


La nuova normativa sulla certificazione energetica sta sollevando una moltitudine di dubbi. alla direttiva comunitaria attuata dallo stato è seguita un’integrazione da parte delle regioni della stessa normativa, con il risultato che ogni regione ha modificato sulla base delle proprie esigenze il testo. infine, la norma statale è stata abrogata. a questo punto nessuno sa dire bene cosa succederà a queste norme regionali e cosa ne è delle loro prescrizioni. unico dato certo è la confusione generale

Affitti per stranieri in calo!


(Metropoli)


Crolla il mercato degli affitti per gli stranieri. dopo l’entrata in vigore delle nuove norme che regolano la locazione agli immigrati, in tutt’italia trovare casa anche per chi è in regola con il permesso è sempre più difficile.


Secondo la confedilizia c’è una caduta che supera il 30% in tutto il territorio nazionale e in alcune città arriva al 40% rispetto allo scorso anno.

Il fenomeno colpisce soprattutto al nord, dove gli stranieri, spesso perfettamente integrati e in regola col permesso di soggiorno, rappresentano parte consistente del mercato delle locazioni. Secondo confedilizia il crollo è dovuto in parte alla formulazione equivoca delle nuove norme che spinge i proprietari delle case a non affittare agli stranieri anche se in regola con il permesso di soggiorno, inoltre pesa il clima di crescente diffidenza verso gli stranieri

Ancora record per l’EURIBOR


(La repubblica)


L’euribor a un mese è salito di sei punti, attestandosi a 4,91% e segnando il record degli ultimi nove mesi. L’euribor a una settimana invece tocca il massimo da maggio 2001, pari al 4,74% e a un progresso di 4 punti base. più lieve l’incremento dell’euribor a tre mesi, che sale da 5,06% a 5,o7%.

Conseguenze diretta della crisi dei mutui subprime che costeranno alle famiglie italiane che hanno sottoscritto un mutuo di 100 mila euro nel 2005 almeno 2.500. lo afferma elio lannutti, senatore dell'italia dei valori, sottolineando che la commissione finanze della camera ha stabilito un calendario per le audizioni di isvap, consob e bankitalia. Si inizia il 7 ottobre con l'audizione di giancarlo giannini, presidente dell'isvap - dice lannutti - e si termina con quella del governatore della banca d'italia mario draghi, sentendo anche i vertici della maggiori banche e delle assicurazioni più importanti.